
Ruggiero Sfregola, dal violino all’anima: un viaggio
Ruggiero Sfregola
In un mondo che sta affrontando sfide sempre più complesse, dalla salute pubblica all’inquinamento, il 2° rapporto One Health, promosso dal Campus Bio-Medico e sviluppato dall’Istituto Piepoli, delinea una visione innovativa di città più verdi, più vivibili, più inclusive. Qualità dell’aria, mobilità sostenibile e salute pubblica diventano fattori determinanti per costruire città che non solo accolgano, ma che curino e prevengano. Le città del futuro sono quelle che sapranno mettere al centro il benessere dei loro abitanti, progettando spazi di cura e prevenzione. Ma quale futuro vogliamo davvero? Una riflessione visionaria e ambiziosa sulle città del futuro, firmata da Livio Gigliuto.
Come sarà la città del futuro?
Immagina di svegliarti in una città dove l’aria è più pulita, gli spostamenti sono fluidi e il verde urbano non è solo decorativo, ma parte integrante della tua salute. No, non è la quarta di copertina di una contemporanea Utopia, ma uno degli scenari possibili per le città del futuro secondo il 2° Rapporto One Health dedicato alla salute della città e dei territori. Le sfide per raggiungere gli obiettivi contenuti in questo documento, redatto e promosso dall’Istituto Piepoli e dal Campus Bio-Medico, sono tante – invecchiamento della popolazione, ambiente, disuguaglianze sociali e una crescente pressione sulla salute pubblica –, ma il punto sarà proprio prevedere il cambiamento e saperne cogliere le occasioni di progresso.
In quale città vogliamo vivere?
Il futuro delle città italiane potrebbe seguire due direzioni opposte.
Da un lato, potrebbero originarsi quelle che sono note come “città a consumo”, ovvero metropoli che si svuotano di residenti e diventano hub di servizi e business, con un flusso continuo di lavoratori e turisti. Il rischio? Costo della vita molto alto e disuguaglianze sempre più marcate. L’altra faccia della medaglia potrebbe essere rappresentata dalle città da vivere, spazi urbani pensati per chi ci abita davvero, con affitti sostenibili, trasporti efficienti e una rete di servizi di prossimità. Anche se all’apparenza la scelta sembra semplice, molto dipenderà dagli orientamenti politici e dall’attenzione umana che si investirà su questo problema: a oggi, per esempio, periferie sempre più gentrificate rendono l’intero tessuto urbano meno accessibile, così come la pratica degli affitti brevi o la bolla immobiliare di alcune grandi città.
Green city sotto tutti i punti di vista
Una città vivibile è una città che si inserisce nella natura, non che la stravolge. Niente più giardini e parchi (o meglio, non come li conosciamo oggi), ma un verde urbano più selvaggio che richieda meno manutenzione ma che abbia effetti benefici sulla qualità dell’aria e sulla salute dei cittadini. L’obiettivo per il 2050 è ridurre l’inquinamento urbano e mitigare quelle che sono dette isole di calore, le zone sommerse da cemento e altri materiali edili che surriscaldano l’ambiente e immobilizzano l’aria. Per farlo si dovrà intervenire proprio sull’ampiezza e la natura dei parchi, sul nostro modo di intenderli e di abitarli, nonché sulle infrastrutture per adeguarle a questi cambiamenti. Si dovranno tenere in considerazione anche e soprattutto i bisogni dei cittadini, per progettare un verde a misura e salubre (tutto il verde è salubre, ma possono esserci concentrazioni di persone con forti allergie a un polline, per esempio): a questo serviranno le tecnologie di screening per monitorare la salute complessiva.
Spostarsi bene, quando serve
Un altro degli scenari possibili e anzi auspicati è quello della città “dei 15 minuti”, dove tutto si può raggiungere in poco tempo a piedi o in bici. L’efficientamento del trasporto pubblico, tuttavia, deve restare una priorità, perché la grande presenza di automobili sempre in viaggio e semivuote è una delle cause principali dell’inquinamento urbano. Per ridurre emissioni servono azioni mirate e non generiche, come la velocizzazione e la maggior frequenza di treni per i centri più distanti dalle città, o un trasporto pubblico che incentivi gli spostamenti a bassa emissione (bici, tram, sharing mobility). Allo stesso tempo, il cambiamento dovrà riguardare anche la più pragmatica pavimentazione: uno dei problemi più urgenti emersi negli ultimi anni è quello delle alluvioni e degli allagamenti, che avvengono, tra le altre cause, per una scarsissima permeabilità del suolo.
Una città che cura
La città sarà uno spazio da curare ma, al contempo, capace di curare. Sarà responsabile della salute e del benessere di ogni cittadino, con spazi urbani ideati per prevenire malattie e patologie e per favorire il benessere mentale. Gli ospedali, così come i medici privati, dovranno afferire a una sanità smart che faccia uso di telemedicina e intelligenza artificiale per rendere sempre più efficiente la gestione delle emergenze. Ma la prevenzione, si sa, passa anche per l’attività fisica, e dunque dovranno essere progettati spazi appositi e lo smog dovrà raggiungere livelli tali da consentirla all’aperto in ogni stagione.
Secondo il rapporto, però, solo l’11% degli italiani si dichiara davvero soddisfatto della qualità della vita urbana, mentre il 39% ritiene che sia peggiorata negli ultimi anni.
I problemi più sentiti?
Le aspettative per il futuro sono chiare: si chiedono città più verdi, sicure e connesse, equilibrio tra tecnologia ed esperienza umana e più investimenti in sanità e servizi pubblici, con un forte decremento della speculazione immobiliare. Se si sono individuati i problemi, ora l’obiettivo è quello di portare soluzioni concrete e realizzabili e mettersi al lavoro.
Il cambiamento è già in corso: sta a noi decidere in quale direzione andare.
E tu, come immagini la città del futuro?
Livio Gigliuto è Presidente di Istituto Piepoli. Sociologo, Direttore Generale della Fondazione Italia Digitale e Direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla Comunicazione Digitale e Presidente del Consorzio Opinio Italia.
È autore di “Come promuovere la città. Strategie e azioni efficaci di marketing del territorio” (Franco Angeli, 2015), di “Di corsa. Of course” (Malcor D’ Edizione, 2017) insieme a Fabio Pagliara, di “L’Italia che comunica in digitale” (Bonanno, 2019), di “L’Opinione degli Italiani nel primo ventennio degli anni duemila” (Franco Angeli, 2020) insieme a Nicola Piepoli, di “L’Italia che comunica in digitale. Edizione 2021”, di “L’Opinione degli Italiani nel 2022 (e dintorni)” con Sara Merigo e di numerosi saggi su comunicazione, marketing e opinione pubblica.
Insegna comunicazione pubblica & social network presso la SNA, Scuola Nazionale dell’Amministrazione. Commenta e analizza i principali fatti di attualità, società, politica ed economia sui più importanti mezzi di comunicazione nazionali.
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